Oggi ho deciso di affrontare la dieta intermittente come ipotesi per “rallentare” i processi dell’invecchiamento.
In particolare vorrei parlarvi di uno studio pubblicato sulla Aging Research Reviews, condotto da R.C.C.S., Neuromed di Pozzilli (IS), le università di Bologna, dell’Insubria a Varese e Lobachevsky di Nizhny Novgorod (Russia) che mi ha regalato diversi spunti di riflessione.
Partiamo dalla prima considerazione: che cosa determina l’invecchiamento delle nostre cellule?
Secondo quanto riportato dalla ricerca, una prima differenza va fatta tra l’età anagrafica, cioè il numero dei nostri anni e l’età biologica (quanti anni ci sentiamo) che – a quanto pare – è specificatamente influenzata dall’ambiente in cui viviamo e dal nostro stile di vita.
Tradotto secondo la mia professione di nutrizionista, si parla di processi infiammatori, di metabolismo e trasporto lipidico e di metabolismo dei carboidrati, che tradotto ancora significa COSA e QUANTO mangiamo.

Di conseguenza, una dieta corretta, sana ed equilibrata che permette di controllare grassi e zuccheri potrebbe rallentare le lancette del nostro orologio biologico e quindi funzionare da “anti-aging”.
E qui ritornano i concetti a me tanto cari di “dieta mediterranea (quella vera però!)” e “stile di vita attivo”.
A questi vanno aggiunti due nuovi comportamenti che aiutano a limitare “i danni” dell’avanzare del tempo: un regime calorico più basso (la restrizione calorica) e il digiuno intermittente che influenzano anche il livello di infiammazione e di stress del nostro corpo.
In modo sintetico, potremmo dire che ridurre i livelli di colesterolo cattivo, diminuire il consumo di zuccheri, grassi, sale, prodotti industriali e raffinati aiutano il nostro corpo a mantenersi giovane per più tempo. Se a queste scelte alimentari aggiungiamo poi una costante attività sportiva e una vita socialmente attiva; se riduciamo o eliminiamo del tutto alcol e fumo, il nostro equilibrio psicofisico avrà soltanto input positivi in un’ottica di prevenzione e benessere totale a lungo termine.
In qualità di nutrizionista clinico e sportivo quindi non posso che essere d’accordo con i risultati della ricerca, ricordandovi però che è meglio chiedere a noi del mestiere quale percorso alimentare seguire per ottenere risultati duraturi; anche perché il digiuno intermittente (o dieta a intermittenza o dieta intermittente) prevede diverse “modalità” e ha regole ben specifiche su come vanno consumati i pasti.
Se poi leggendo questo articolo, vi vengono in mente le solite considerazioni “vabbè, ma io lo so cosa devo mangiare”, “possiamo mangiare tutto ma poco”, vi voglio confidare un segreto: il digiuno intermittente e la “corretta dieta mediterranea” non sono delle mode del momento, ma delle pratiche assai comuni tra la popolazione mediterranea fin dalla seconda metà del Novecento: chiedete pure ai vostri nonni!