Molto spesso in ambulatorio si discute sul ruolo della tiroide e sui problemi che potrebbe causare al peso.
Giusto per darvi un’idea, inizio con la descrizione di che cosa è la tiroide: si tratta della ghiandola endocrina più grande del nostro corpo; a forma di scudo, essa è situata nella parte anteriore del collo. Ed è fondamentale per il nostro corpo.
Il suo ruolo è infatti al centro della regolazione del metabolismo: tramite la secrezione degli ormoni tiroidei (T4 e T3), la tiroide entra in comunicazione – direttamente e indirettamente – con le altre ghiandole e organi, regolandone la funzione.
Quindi è verissimo che una disfunzione tiroidea può essere la causa di un aumento del peso o creare difficoltà nel dimagrimento. Tuttavia, essere affetti da ipotiroidismo è una condizione che viene confermata dalle analisi del sangue, cioè dalle indagini biochimiche prescritte dal medico di base e/o su suggerimento dello specialista di riferimento (l’endocrinologo).
In alcuni casi, molti pazienti che vengono nel mio studio vanno addirittura contro le evidenze dei dati scientifici che smentiscono prontamente lo stato “ipo” della loro tiroide.
Durante la prima visita, è quindi mia routine proporre a chi chiede un mio consulto di compilare un questionario sulle abitudini nutrizionali quotidiane.
In quasi la totalità delle risposte, il risultato è lo stesso: i miei futuri pazienti mangiano poco, ma non riescono a perdere peso: perché?
E qui non è necessario coinvolgere la ghiandola tiroidea!
Mangiare poco non equivale a introdurre poche calorie, così come mangiare molto di più non significa aumentare l’introito calorico.
Cioè nasce dal fatto che la densità calorica dei cibi è una caratteristica che fa la differenza e che non va mai sottovalutata.
Vi faccio un esempio tipico: 1 cucchiaio di crema di nocciole contiene 90 Kcal, cioè le stesse calorie di 300 gr di cocomero o di 60 gr di pollo o ancora di 200 gr di carote.
E a proposito di condizione fisiche, di salute e malattie: le diete drasticamente ipocaloriche, seguite per un periodo più o meno lungo, costringono la tiroide a produrre meno T3 (ormone metabolicamente attivo); in contemporanea però aumenta la produzione di rT3, l’ormone del risparmio energetico.
Una situazione definita da noi esperti di “stallo” e che contribuisce a creare “uno stato di immobilità” del metabolismo e, di conseguenza, del peso.
In questo caso dunque non è la tiroide a essere pigra; sono le abitudini nutrizionali sbagliate a rendere difficoltoso il dimagrimento.
Alcune note scientifiche
Tra le principali attività dalla tiroide:
- Regolazione delle funzioni cardiovascolari
- Contribuisce al normale sviluppo dell’organismo
- Regolazione delle funzioni sessuali
- Regolazione delle funzioni intestinali
La patologia tiroidea più comune è l’ipotiroidismo subclinico, spesso caratterizzato dalla presenza di anticorpi anti tiroidei senza una sostanziale modifica del pattern ormonale, eccetto per una leggera alterazione del TSH.
Il TSH è l’ormone prodotto dall’Ipofisi (non dalla tiroide), una ghiandola che funge da “centrale di controllo” e che regola indirettamente la produzione della maggior parte degli ormoni dell’organismo.
A seguire i principali sintomi relativi a una tiroide non perfettamente funzionante:
- Stanchezza cronica
- Difficoltà a perdere peso con una dieta bilanciata
- Depressione
- Stitichezza
- Sindrome premestruale
- Dolori articolari frequenti, rotture spontanee dei tendini
- Capelli fragili
- Lingua gonfia (spesso con la presenza del segno dei denti sul bordo)
- Aritmie cardiache
Un aiuto concreto dalla terapia nutrizionale
Una domanda che mi pongono i pazienti effettivamente con patologie tiroidee è: “Ma esiste una terapia nutrizionale per me? Cioè che mi aiuti a migliorare il mio quadro?”
E la mia risposta è assolutamente si!
Attraverso una vera e propria educazione alimentare, tramite dei piani creati ad hoc, possiamo insieme ristabilire l’equilibrio tra produzione corretta di ormoni tiroidei e benessere dell’organismo.
Come sottolineo sempre, per ricevere una diagnosi corretta di ipotiroidismo o comunque patologia tiroidea, bisogna rivolgersi all’endocrinologo, il professionista di riferimento.
Una corretta alimentazione coadiuvata da micro-nutrienti sotto forma di integratori favorisce il raggiungimento di un equilibrio psicofisico, contribuendo al mantenimento della salute tiroidea.
Inoltre chi fa sport (sia professionisti che amatori), dovrebbe sottoporsi periodicamente a uno screening tiroideo completo, proprio perché la performance e la salute di ossa e tendini sono strettamente legate al buon funzionamento della tiroide.
Tiroide e dieta, i miei suggerimenti
In questo caso, una corretta alimentazione prevede la riduzione dell’introito dei carboidrati raffinati in favore di alimenti freschi e ricchi di micronutrienti e anti ossidanti quali frutta e verdura; la riduzione dei latticini soprattutto di quelli freschi e ricchi in lattosio; la riduzione dei cereali che contengono glutine – talvolta da eliminare per via della cosiddetta sensibilità al glutine non celiaca – in favore di quelli integrali privi di glutine: amaranto, quinoa, miglio, grano saraceno.
Micronutrizione, cosa vi consiglio per la tiroide
Per quanto riguarda invece i micro elementi, la ghiandola tiroidea trova un reale giovamento dal consumo di cibi che contengono selenio, iodio, zinco. Inoltre negli ultimi anni, molti studi internazionali hanno sottolineato come vitamine quali la C, la D e la E risultino di fondamentale importanza per la salute in generale. Sono in pratica di aiuto a tutto l’organismo, non solo alla tiroide.