Anche se la pasta rappresenta persino simbolicamente la cucina italiana, essa non fa parte degli alimenti “comuni e di uso quotidiano” della vera dieta Mediterranea.
In passato, infatti, la lavorazione del grano era un processo costoso, affatto accessibile alle famiglie modeste e la “pasta” veniva consumata soltanto durante le grandi occasioni.
I cereali venivano, difatti, consumanti quasi sempre interi.
Con il cambiamento delle tecniche produttive, anche il consumo (quindi l’acquisto) della pasta è diventato di facile accesso per tutte le famiglie.
Storicamente, esistono dei riferimenti al consumo di tale “famoso” alimento persino nel VI e nel V secondo A.C., grazie a diversi reperti archeologici ritrovati nel Sud d’Italia, cioè nella cosiddetta Magna Grecia.
E ancora: gli antichi romani erano soliti consumare la pasta cuocendola all’interno del Lasanum, un recipiente dal quale ha preso il nome una specialità tutta italica: la lasagna.
All’inizio, la lavorazione della farina e dell’acqua avveniva semplicemente con le mani: le massaie “ammaccavano” l’impasto, ricavando poi forme diverse.
È da questo processo che è nato il “formato di pasta” noto in tutto il mondo: i maccheroni (proprio dal verbo “ammaccare, maccare, maccheroni”).
Anche il processo di trasformazione dei grani in farina ha subito varie modifiche nel tempo: all’inizio si trattava di azioni molto grezze, tant’è che esisteva quasi esclusivamente il formato integrale, vale a dire prodotto con farine non raffinate.
E sebbene fosse un processo produttivo grezzo (cioè pieno di scarti), la pasta integrale era di una qualità micro nutrizionale superiore rispetto a quella prodotta oggi con farine raffinate.
Nel corso dei secoli, l’aumento globale del fabbisogno di pasta, lo ha reso un alimento così famoso da spingere velocemente verso una totale evoluzione del processo produttivo.
Oggi, infatti, l’industria alimentare ci permette di scegliere un vasto assortimento di pasta, formati e qualità di cui, a seguire, presento un breve schema.
Pasta proteica
Ricavata da farine addizionate a proteine spesso vegetali (glutine o legumi) o animali (proteine del siero del latte), ha generalmente un basso apporto di carboidrati.
Si tratta di un alimento che trova largo consumo in ambito sportivo e/o dietetico. Viene utilizzata nelle diete chetogeniche (cioè con basso apporto di carboidrati) o in sostituzione delle proteine di carne e pesce.
Pasta integrale
Ricavata da farina integrale, cioè da una farina non raffinata o semi lavorata, è in genere più digeribile rispetto alla pasta di semola non integrale, per via di un più basso tenore di glutine all’interno del prodotto.
La consiglio anche a chi desidera aumentare l’apporto di fibre solubili, al fine di migliorare il transito intestinale.
Non è, invece, adatta a chi soffre di allergie al nichel, in quanto i prodotti integrali peggiorano (di solito) la comparsa di sintomi allergici.
Pasta senza glutine
Ricavata mediante idratazione di farine provenienti da cereali senza glutine e/o aglutinati. La pasta senza glutine è consumata da chi è affetto da celiachia, una patologia che non permette la digestione del glutine, cioè di quel complesso proteico presente nei cereali grano, farro, segale, orzo.
Tra i formati più comuni: riso, quinoa, sorgo, mais, amaranto, grano saraceno (è persino possibile trovare una pasta prodotta da un misto di questi cereali).
Pasta addizionata
Prodotta mediante l’uso di farine a cui sono stati aggiunti micro nutrienti (o super food) che ne aumentano le proprietà nutrizionali.
Tra le più conosciute, la pasta alla spirulina famosa soprattutto per il buon apporto di sali minerali e vitamine.