Ho già parlato in un precedente articolo dell’insulino resistenza, tuttavia è un argomento che ho a cuore perché, come succede spesso nelle problematiche di salute, si tratta di condizioni che si “potrebbero prevenire”.
Uso il condizionale perché non si deve mai generalizzare né portare all’estremo un concetto.
Ricordo comunque qui alcuni fattori che determinano l’insulino resistenza: uno stile di vita attivo (esercizi da fare fino in tarda età) e un’alimentazione adeguata poiché tra eccesso di grasso a livello addominale e insulino resistenza esiste una “correlazione”.
In sintesi, quando una dieta è ipercalorica (troppa energia non consumata), essa favorisce l’accumulo di grasso che, a sua volta, tende a modificare l’attività metabolica.
Questa è una condizione su cui si può agire tempestivamente, anche con il supporto di un professionista dell’alimentazione che aiuta i propri pazienti a superare dei blocchi legati a cattive abitudini a tavola e nella vita.
Esistono anche dei test un po’ alla buona che indicano se si è in una possibile condizione di insulino resistenza.
Ma è possibile avvalersi di esami di laboratorio, cosa che consiglio sin da subito.
Per “il fai da te” è utile capire il concetto di flessibilità metabolica, che è la capacità dell’organismo di passare da una fonte energetica a un’altra.
Il nostro corpo predilige il metabolismo glucidico (degli zuccheri) rispetto a quello lipidico (grassi) e viceversa a seconda delle condizioni in cui si trova.
Quando il corpo non si riesce a fare questo cambio, questo passaggio, si parla di inflessibilità metabolica ed è correlata all’insulino resistenza.
Ecco i test “fai da te” per valutare questa condizione di flessibilità o inflessibilità:
1. consuma un piccolo pasto che stimoli con forza i livelli di insulina; se subito dopo hai fame, sonnolenza o astenia, allora “probabilmente” hai un certo grado di inflessibilità metabolica.
2. pratica il digiuno per almeno mezza giornata: se non resisti e devi mangiare ogni 2-3 ore, sei probabilmente metabolicamente inflessibile.
Infine, ci sono i test di laboratorio: rivolgiti al tuo medico e magari scegli di far valutare il cosiddetto HOMA Index, cioè il rapporto a digiuno tra glicemia e insulina.
La formula di Indice HOMA = (glicemia x insulinemia) / 22.5 (dove la glicemia è espressa in mmol/L e l’insulina in mU/L) ci dice che valori inferiori a 2,5 si riferiscono a soggetti NON insulino resistenti.
Un altro metodo analizza l’emoglobina glicata (HbA1c) che valuta la concentrazione ematica media di glucosio negli ultimi 3 mesi (valori ottimali sono quelli inferiori al 6%).
Sulla dieta: ti consiglio di svilupparla insieme a un nutrizionista, ma l’esercizio fisico puoi iniziarlo da subito!
Passeggia, vai al mare, cammina a ritmo sostenuto e poi via via scegli l’allenamento che fa per te.
Va bene aerobico o anaerobico, non importa: sono entrambi approcci utili per migliorare questa condizione metabolica difficile.
Il segreto di un buon piano di allenamento è, infatti, la gradualità unita alla costanza: del resto non si dice forse che Roma non è stata costruita in un giorno?