Alla famiglia delle solanacee appartengono molti ortaggi che consumiamo quasi ogni giorno sia perché sono molto buoni sia per la facilità con cui si possono cucinare.
L’essere umano ovviamente ne consuma i frutti o la porzione tuberosa del fusto sotterraneo.
Proprio così! Sto parlando di peperoni, peperoncini, melanzane, pomodori, patate, bacche di goji: tutti alimenti che in cucina aiutano la fantasia.
In passato, però, da alcuni vegetali di questa famiglia venivano estratte sostanze velenose.
Il potere velenoso è causato dai cosiddetti alcaloidi.
Oggi sfruttiamo la loro capacità farmacologica: un esempio ben noto è l’atropina della Belladonna che viene utilizzata per aumentare la frequenza cardiaca e per dilatare la pupilla negli esami oculistici.
O ancora la scopolamina, utile a rilassare la muscolatura intestinale in caso di coliche e spasmi.
In generale, tali sostanze definite glicoalcaloidi o TGA (Total GlycoAlkaloids) si trovano in tutte le piante (commestibili o meno): abbiamo la solanina, la tomatina, la chaconina, la solasonina e la solamargina che sono di bassa tossicità ma potenzialmente possono creare danni seri.
Tutte queste sostanze vengono raggruppate per comodità sotto il nome di solanina che la pianta usa per difendersi da muffe, batteri, vermi, insetti più o meno nella misura tra 50 e 100 mg/kg.
La solanina si trova, in particolare, su buccia, foglie, radici, fusti e intorno ai semi in quantità diversa a seconda del tipo di ortaggio o pianta, della sua maturazione e conservazione.
Facciamo l’esempio delle patate: in questo tubero commestibile la solanina si trova sotto la buccia.
Quando noi sbucciamo le patate o le bolliamo, tale sostanza viene disciolta non distrutta, ma diventa nociva per noi, o addirittura letale, nella proporzione di 10 chili nel primo caso e del doppio, cioè 20 chili, per quello più devastante.
Tuttavia la quantità di solanina aumenta “con l’età” e l’esposizione alla luce delle patate: quando sono vecchie, molto germogliate, di colore verdognolo è evidente che la concentrazione di solanina è già aumentata.
Quindi occhio a cosa comprate e consumate!
La tomatina si trova, invece, nei pomodori. La tossicità è molto bassa e dipende dalla loro maturazione.
Andiamo nel dettaglio:
· i pomodori verdi contengono dai 90 ai 300 mg/kg
· i pomodori maturi da 20 a 90 mg/kg
· i pomodori da sugo (cioè molto maturi e morbidi) da 1 a 5 mg/kg (bassi).
L’insalata di pomodori è un contorno estivo troppo buono per rinunciarvi.
Il mio consiglio, per consumarlo senza alcun problema, è quindi di togliere buccia e semi, dato che il quantitativo maggiore si trova proprio qui.
Le melanzane contengono solasonina e solamargina, due elementi meno tossici rispetto alla solanina, ma più della tomatina.
Non cotte, nella buccia, le melanzane ne contengono 60-110 mg/kg; sbucciate dai 30 ai 60 mg/kg.
Scopriamo insieme perché tutte queste sostanze vanno limitate, o persino eliminate, nelle dieta di quei soggetti che soffrono di malattie autoimmuni.
Il motivo principale è l’azione negativa che esse causano sui tessuti dell’apparato digerente danneggiando le pareti della barriera intestinale (per esempio quando si parla di Leaky Gut, letteralmente intestino che gocciola, cioè aperture nella mucosa intestinale attraverso cui proteine potenzialmente tossiche possono penetrare nel corpo è bene evitare tali ortaggi).
Tali sostanze poi agiscono anche sul sistema nervoso provocando un effetto anti-colinesterasi (cioè vanno a bloccare gli impulsi fra cellule nervose). Se ingerite in quantità eccessive, diventando per forza di cose tossiche, esse possono provocare i seguenti sintomi: confusione mentale, vomito, dolori addominali, disturbi gastrointestinali, mal di testa, vertigini.
Nei casi gravissimi, si può arrivare alla morte per complicazioni cardiorespiratorie (blocco).
Ovviamente chi soffre di patologie autoimmuni non si deve privare del tutto di questa famiglia di ortaggi, basta che ne eviti il consumo quotidiano; perché se è vero che l’organismo elimina le scorie da sé tramite feci e urine, è anche vero che tali sostanze, accumulandosi nei tessuti, vengono espulse lentamente, addirittura nell’arco di mesi.
Per “pulirsi”, questi ortaggi vanno evitati per almeno un trimestre.
Voglio però ricordare che l’equilibrio sta in mezzo, specie per chi non ha patologie particolari.
Le solanacee sono anche ricche di vitamine, minerali, antiossidanti, fibre e composti antinfiammatori. In particolare:
· i peperoni sono noti per la vitamina C, che è un potente antiossidante, molto utile per assorbire il ferro dai vegetali.
· i peperoncini contengono capsaicina con proprietà antinfiammatorie e antidolorifiche
· i pomodori sono noti per il carotenoide licopene, un antiossidante studiato anche come antitumorale e per la vitamina C
· le melanzane e le patate viola prendono il colore dalle antocianine, elementi fondamentali per la ricerca sulla prevenzione del cancro e delle malattie cardiovascolari, sulla salute del cervello e sul microbiota intestinale.
· tutte contengono fibre alimentari, utili per la salute dell’intestino, la regolazione del colesterolo e il senso di sazietà.