Mai cibi crudi per sportivi e lavoratori in viaggio all’estero?

Chi dedica la vita alla sport, cioè sceglie di farne una professione a cui dare anima e corpo, viaggia spessissimo proprio per esigenze lavorative. Viaggiare, una dimensione bella e stimolante ma come cantava Lucio Battisti meglio farlo “…evitando le buche più dure!”

Gli sportivi e i professionisti che vanno da una parte all’altra del mondo non si godono soltanto “l’esperienza viaggio” nei suoi aspetti positivi, ma vanno incontro anche a una serie di rischi, situazioni che potrebbero persino compromettere le loro performance agonistiche, la salute e i meeting di lavoro.

È chiaro: bisogna fare attenzione a tutto, anche a possibili infezioni delle vie aeree superiori, in particolare al raffreddore, ma qui voglio parlare delle contaminazioni alimentari, purtroppo sempre in agguato.

Dal mio punto di vista di esperto della nutrizione, chi ha ricevuto sin da piccolo una sana ed equilibrata educazione alimentare, ha sviluppato una buona capacità di adattamento ai cambiamenti (ai pasti).

Se per esempio, ci si trova in Cina o in Giappone, è preferibile seguire le tradizioni culinarie del Paese ospitante (in questo caso verrà consumato molto riso e pesce); mentre nei Paesi dell’Europa dell’Est di sicuro ci saranno carne e verdure.

Un mio consiglio però è quello di consumare sempre piatti cotti, preferendoli alle pietanze crude.

A prescindere dal trovarsi o meno all’estero, infatti, alcuni alimenti è meglio gustarli dopo un’attenta cottura: come la carne di tacchino e quella di pollo. Se crude, entrambe le tipologie possono portare a infezioni dell’apparato digerente come la salmonellosi, una malattia infettiva provocata dai batteri del genere Salmonella, responsabile anche di tifo e paratifo (situazione che dipende dal gruppo di appartenenza dei batteri).

È meglio poi cuocere anche la carne di maiale, persino se sotto forma di würstel! Cruda, oltre alla salmonellosi, potrebbe essere portatrice delle uova di tenia (il cosiddetto verme solitario) le cui conseguenze sulla salute sono sì curabili ma molto molto lentamente.

Altri parassiti sono presenti nella carne bovina per cui sconsiglio vivamente di scegliere tartare e carpacci, specie quando non si è a casa, e nel pesce crudo, i cui potenziali batteri patogeni e muffe, dopo la morte, si moltiplicano a dismisura.

Per non parlare delle tossine emesse dalle alghe e dai parassiti: i suoi pasti. Come il parassita Anisakis, la tenia del pesce, un verme devastante per il corpo umano. L’incidenza della anisakidosi (questo il nome dell’infezione) è molto alta nei Paesi in cui prevale proprio il consumo di pesce crudo, leggermente sottaceto o sotto sale (Scandinavia – fegato di merluzzo), Giappone (sushi e sashimi), Paesi Bassi (aringhe in salamoia), nella costa del Pacifico del Sud America (insalata di mare – ceviche). I casi stimati nel mondo sono circa 20.000 ogni anno. Per cui, tenete alta la guardia e non fatevi tentare!

Infine se siete appassionati di molluschi, cuoceteli: la pericolosità dei microrganismi presenti, possibili causa di epatite, colera, eccetera, vengono annientati velocemente se cotti.

Agli sportivi e ai lavoratori che mi seguono e che viaggiano tantissimo, io consiglio di aumentare le difese immunitarie tramite i probiotici – che non solo “rinforzano” le difese immunitarie ma aiutano anche la diminuzione del rischio di contrarre infezioni delle vie aeree superiori – e la glutammina che ha un ruolo di supporto energetico fondamentale specie per chi “stressa” i propri gruppi muscolari, e migliora la salute delle cellule intestinali.

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